Il Sudafrica nei vent’anni seguiti a Mandela ha vissuto una notevole crescita economica che, però. ha arricchito solo una piccola parte della popolazione acuendo, di fatto, le disuguaglianze sociali con gravi conseguenze, soprattutto, per la salute della popolazione.
Il 2014 segna per il Sudafrica venti anni dalla fine dell’apartheid. Il paese tuttavia, pur assistendo ad un progressivo consolidamento della cultura democratica, continua ad affrontare enormi problemi: è la prima nazione del mondo in termini di disuguaglianza di reddito, presenta enormi carenze nel diritto alla salute per le fasce più svantaggiate della popolazione ed è una delle zone più colpite dal virus dell’HIV e dall’epidemia di tubercolosi. Dal 2011 in Sud Africa è in corso un processo di riforme del sistema sanitario in ottica universalistica, che porterà all’istituzione di un’assicurazione sanitaria nazionale, la National Health Insurance (NHI). Il Sudafrica che nell’aprile del 2009 con l’elezione di Jacob Zuma (Africa National Congress) si trovava ad un bivio per migliorare la salute e l’assistenza sanitaria, sembra oggi aver intrapreso la giusta strada.
Uno dei problemi principali che il Paese ha dovuto affrontare, e sta affrontando, è l’epidemia di HIV.
Una recente survey (37.000 intervistati e 280.000 test dell’HIV eseguiti) del South Africa’s Human Sciences Research Council (HSRC) rileva come il 12,6% della popolazione totale (circa 6.4 milioni di persone) vive con l’HIV, dato sensibilmente più elevato rispetto al 10,9% del 2008 e al 10, 8% del 2005.
I progressi del Sud Africa nel campo della salute e dell’assistenza sanitaria sono tangibili, ma in mezzo a mille contraddizioni. Emblematico è il caso dell’Aids. Ci si cura di più e si sopravvive più a lungo, ma la prevenzione segna il passo e ci si infetta come dieci fa.
Il tasso di nuove infezioni così elevato è principalmente dovuto un incremento dei comportamenti sessuali a rischio: nel 2012, il 23% degli uomini tra i 15 e i 49 anni riferisce di avere avuto rapporti sessuali con diversi partner (nel 2008 erano il 19% e nel 2005 solo il 9%) e solo il 68% fa uso del preservativo (contro l’85% del 2008). Questo potrebbe essere il risultato di un cosiddetto “ottimismo terapeutico” dovuto alla grande disponibilità di ART.
Le diseguaglianze dell’epidemia di HIV
La popolazione nera, principalmente con basso status socioeconomico e residente nei sobborghi delle città, è la più colpita dalla infezione dell’HIV.
Un altro fenomeno preoccupante è l’aumento della percentuale di ragazze tra i 15 e i 19 anni che hanno rapporti sessuali con uomini anziani.